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Immagine del redattoreLaura Bocci

Quando il legame diventa relazione tossica.


Tra i cespugli ha trovato una gabbietta

per colombi. L’ha presa

e la tiene apposta

perché resti vuota

(W. Szymborska)



L'essere umano non esiste senza essere nella relazione. La relazione è per l'essere umano l'ossigeno della vita.


Ma ci sono occasioni in cui l’ossigeno viene a mancare e si ha la sensazione di essere presi in una gabbia. Sono in molti, oggi, a sentirsi incastrati in una “relazione tossica” che, come si intuisce facilmente, è tutt'altro che vitale.

Chi lamenta di essere preso in una relazione tossica fa esperienza di quanto essa sia costantemente in perdita, nociva, dannosa e pericolosa. La persona da cui il soggetto si sente avvelenato può essere il/la partner, una persona vicina o un familiare. Possibilità, quest’ultima, più frequente di quanto si pensi.


Cambiano gli attori ma la sostanza è la stessa: si ha a che fare con un manipolatore, un narcisista, o meglio, con un perverso! Sebbene siamo abituati ad associare la perversione a pratiche sessuali aberranti, devianti, particolari o fuori dalla normalità, essa si riferisce piuttosto ad una struttura di personalità che organizza un certo modo di essere dell'individuo in quanto una delle possibilità esistenziali della natura umana.

Tendenzialmente il perverso punta al proprio godimento a al proprio esclusivo tornaconto. Non conosce altruismo. L’altro è funzionale solo per essere usato come strumento utile al proprio scopo. Cinico, spietato, lucido e senza pentimento, usa la vita dell’altro come fosse un oggetto nelle sue mani.


Le relazioni fruttuose hanno a che fare con la logica della cooperazione, in quanto lavoro di amore e di civiltà. Esse si fondano ed esistono grazie al desiderio vivo dei soggetti che permette di fare dono all’altro, in una messa in gioco reciproca volta a costruire insieme. Nella perversione invece, i legami vengono schiacciati, calpestati, mortificati e asserviti al proprio bisogno.


Una cosa è certa, persone così meglio non incontrarne e, se si incontrano, sarebbe meglio starne alla larga. Ma, come testimoniano le persone prese nelle relazioni tossiche, non è affatto facile mantenere la propria rotta. Molto spesso infatti, se si transita nei pressi del perverso si viene presi nella sua orbita senza neppure rendersene conto! Si viene travolti, ma lo si realizza quando sembra essere troppo tardi.


Questo accade a causa delle peculiarità della “personalità manipolatrice e perverso-narcisistica”.

  • Essa si avvale di alcune “doti” in grado di esercitare una forte attrattiva su di sé. Sa usare magistralmente l’arma della persuasione, non fallisce nel sedurre l’altro: dalle parole belle ed affabulatrici alla calunnia, alla menzogna, alla sistematica alterazione della verità. Invidie e inganni mai dichiarati, subdoli, insidiosi e sempre negati. Ha la capacità di apparire migliore di quanto sia davvero; le argomentazioni puntano al suo vantaggio, passando per lo svantaggio dell'altro che, ahimè, inizia a dubitare della propria visione e a sentire eroso il senso di autostima, con la perenne sensazione di essere sbagliato/a. Di qui il senso di colpa che porta ad assecondare, oltremodo e invano, le richieste dell’incontentabile manipolatore o manipolatrice.

  • Essa fa leva sulla posizione passiva e di fragilità dell’altro. Che siano momenti passeggeri o “crisi di identità” durature, non importa. Chi è alla ricerca di sicurezza, di riconoscimento e di comprensione troverà tutto questo nell’offerta del manipolatore narcisista che si mostrerà persona sicura, decisa, dispensatore di cure e di premure che sa come si vive, che conosce il senso della vita. Solo dopo, ci si rende conto che quelle attenzioni erano eccessive e totalizzanti, finalizzate al controllo irrispettoso della propria libertà di agire e di pensare.


Chi arriva a comprendere gli inganni e l’assenza di valore di tante parole e di tanti comportamenti vede finalmente ciò che prima non vedeva. Sebbene si tratti di un momento necessario per l’uscita dalla relazione tossica, esso è percepito con disorientamento e angoscia. Ci si domanda quasi ossessivamente: “Perché mi ha fatto questo?”. Domanda senza risposta, temo: il perverso agisce solo per il proprio godimento, e in questo c'è poco di razionale su cui ragionare.


Invece, dopo aver preso un po' le distanze, si può cercare di scoprire la propria implicazione in quel legame, di avvalorare finalmente la propria autonomia. E' importante riconoscersi indipendente da quella relazione asfissiante e svincolarsi da quel terribile assoggettamento di cui si è fatta esperienza. A favore della propria emancipazione, favore del proprio desiderio e per amore della vita. Fuori dal ruolo passivo e passivizzante della vittima!



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